martedì 30 ottobre 2012

PORTALI DIMENSIONALI... La NASA ne riconosce l'esistenza!!!




Il tema preferito della fantascienza è "il portale dimensionale", una straordinaria apertura nello spazio o nel tempo che connette i viaggiatori a regni lontani. Un buon portale è una scorciatoia, una guida, una porta verso l'ignoto. Se solo esistesse realmente...

Si scopre che ne esistono, e un ricercatore dell'University of Iowa, finanziata dalla NASA, ha capito come trovarli.

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I portali sarebbero quei magici fenomeni in grado di aprire un passaggio per mondi sconosciuti, dimensioni alternative, rapidi ponti verso l’ignoto. Gli scienziati che lavorano per la Nasa all’università dell’Iowa hanno trovato qualcosa di simile ad un portale. La Terra è circondata da un campo magnetico che disperde la gran parte delle energie irradiate dal Sole. Tuttavia, all’interno di questo campo ci sono dei piccoli, estemporanei portali (“FTE” acronimo di Flux Transfer Event) del tutto imprevedibili che permettono al vento magnetico, e dunque alle forze solari, di entrare in contatto diretto con il nostro pianeta.


"Noi li chiamiamo X-punti o regioni di diffusione degli elettroni", spiega Jack Scudder, fisico del plasma della University of Iowa. "Sono luoghi in cui il campo magnetico della Terra si connette al campo magnetico del Sole, creando un percorso ininterrotto che conduce dal nostro pianeta verso l'atmosfera del Sole a 150 000 000 chilometri di distanza."

Sono state utilizzate le osservazioni del satellite THEMIS della NASA e le sonde Cluster dell’ASE, le quali suggeriscono che questi portali magnetici vengono aperti e chiusi decine di volte al giorno. Sono in genere situati a poche decine di migliaia di chilometri dalla Terra dove il campo geomagnetico incontra il vento solare. La maggior parte dei portali sono piccoli e di breve durata, altri sono “sbadigli” vasti e sostenuti. Tonnellate di particelle energetiche possono fluire attraverso le aperture, riscaldando l'atmosfera superiore della Terra, scatenando tempeste geomagnetiche, e anche accendere luminose aurore polari.

La NASA sta progettando una missione chiamata "MMS", abbreviazione di Magnetospheric Mission Multiscala, da lanciare nel 2014 per studiare il fenomeno.

Munito di rivelatori di particelle energetiche e sensori magnetici, il veicolo spaziale MMS si dirigerà nella magnetosfera terrestre per circondare i portali e osservare come funzionano.

C’è un solo problema: trovarli.
I portali magnetici sono invisibili, instabili e sfuggenti. Si aprono e si chiudono senza preavviso "e non ci sono indicazioni per guidarci", osserva Scudder.

In realtà, ci sono degli indizi, e Scudder li ha trovati.

I portali si formano attraverso il processo di riconnessione magnetica. Mescolando le linee di forza magnetica del Sole e della Terra formano incroci e si uniscono per creare le aperture. Gli X-points sono là dove si realizza l’incrocio. L'improvvisa unione dei campi magnetici può spingere dei getti di particelle cariche dal punto X, creando una "regione di diffusione di elettroni."

Il lavoro di Scudder e colleghi è descritto in dettaglio nel numero del 1 giugno di Physical Review Letters.



“Viene definito ‘evento di trasferimento di flusso’, o ‘FTE’”, riferisce il fisico spaziale David Sibeck del Goddard Space Flight Center. “Dieci anni fa ero piuttosto certo che non esistesse nulla di simile, ma ora le prove sono incontrovertibili”.
Infatti, oggi ad un’assemblea internazionale di fisici spaziali al Plasma Workshop 2008, in Huntsville, Alabama, Sibeck riferirà che gli FTE non solo sono comuni, ma potenzialmente lo sono molto di più di quanto chiunque abbia mai immaginato.
I ricercatori sapevano da tempo che la Terra e il Sole dovessero essere collegati. La magnetosfera della Terra (la bolla magnetica che circonda il nostro pianeta) è piena di particelle solari che arrivano attraverso il vento solare e penetrano le difese magnetiche del pianeta. Esse entrano seguendo le linee del campo magnetico che possono essere tracciate da terra firma e indietro fino a tornare all’atmosfera del sole.
“Pensavamo che la connessione fosse permanente e che il vento solare potesse infiltrarsi nell’ambiente attorno alla Terra in qualunque momento il vento stesso fosse attivo”, dice Sibeck. “Ci sbagliavamo. Le connessioni non sono affatto statiche. Sono spesso brevi, simili a vampate, e molto dinamiche”.
Diversi relatori al Workshop hanno evidenziato il modo in cui gli FTE si formano: sul lato illuminato della Terra (il lato più vicino al sole), il campo magnetico della Terra preme contro il campo magnetico del Sole. Approssimativamente ogni otto minuti, i due campi si uniscono brevemente o “si riconnettono”, formando un portale attraverso cui le particelle possono fluire. Il portale assume la forma di un cilindro magnetico largo tanto quanto la Terra. La flotta di quattro navette Cluster dell’Agenzia Spaziale Europea e le cinque sonde THEMIS della NASA hanno volato attraverso e attorno questi cilindri, misurandone le dimensioni ed esaminando le particelle che vi vengono sparate all’interno. “Sono reali”, dice Sibeck.
Ora che Cluster e THEMIS hanno preso campioni diretti di FTE, i teorici possono usare tali misurazioni per simulare gli FTE nei loro computer e predirne il comportamento. Il fisico spaziale Jimmy Reader dell’Università del New Hampshire ha presentato una di queste simulazioni al Workshop. Ha detto ai suoi colleghi che i portali cilindrici tendono a formarsi al di sopra dell’equatore della Terra e quindi ruotano attorno al polo invernale della Terra. A dicembre, gli FTE ruotano attorno al polo nord; a luglio ruotano attorno al polo sud.
Sibeck crede che questo avvenga almeno due volte più spesso di quanto si pensava in precedenza. “Penso che ci siano due varietà di FTE: attivi e passivi”. Gli FTE attivi sono cilindri magnetici che permettono alle particelle di volarvi attraverso piuttosto facilmente; sono importanti conduttori di energia per la magnetosfera della Terra. Gli FTE passivi sono cilindri magnetici che offrono più resistenza; la loro struttura interna non ammette con facilità un flusso simile di particelle e campi. (Per gli esperti: gli FTE Attivi si formano a latitudini equatoriali quando l’IMF punta a sud; gli FTE passivi si formano a latitudini più alte quando l’IMF punta a nord). Sibeck ha calcolato le proprietà degli FTE passivi e sta incoraggiando i suoi colleghi a dare la caccia a segnali di FTE passivi nei dati presi da THEMIS e Cluster. “Gli FTE passivi potrebbero non essere molto importanti, ma finchè non ne sappiamo di più non possiamo esserne sicuri”.
Ci sono molte domande senza risposta: Perchè i portali si formano ogni 8 minuti? Perchè i campi magnetici all’interno del cilindro si deformano? “Ci stiamo pensando in maniera pesante al Workshop”, dice Sibeck.
Nel frattempo, in alto sopra le vostre teste, un nuovo portale si sta aprendo, collegando il vostro pianeta al sole.







Leggi l’articolo completo della NASA in inglese: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2012/29jun_hiddenportals/


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